La privacy in azienda vale 2,7 milioni di dollari

Secondo uno studio benchmark promosso da Cisco (“From Privacy to Profits”) il ritorno economico medio degli investimenti in privacy degli ultimi due anni da parte delle aziende ammonta a circa 2,7 milioni di dollari. Il risultato è frutto di un’indagine effettuata su più di 2800 aziende (tra i 250 e 10.000 dipendenti) in tutto il mondo, tra cui anche l’Italia.

Combinando il valore degli investimenti e i successivi benefits, Cisco ha calcolato un ROI medio di 2,7. Questo significa che per ogni dollaro speso, le aziende hanno avuto un ritorno di circa $2,70. Un valore indubbiamente destinato a crescere nei prossimi anni, anche grazie alla sempre più veloce e capillare diffusione dell’industria 4.0.

Quali sono i maggiori benefits riscontrati dalle aziende?

Le aziende intervistate da Cisco hanno indicato i seguenti campi di miglioramento:

Come posso investire in privacy senza buttare soldi?

Non tutti gli investimenti sono uguali, e non basta certo prevedere un ampio budget di spesa per portare a casa buoni risultati. Serve una strategia precisa e competenze. Noi abbiamo qualche consiglio:

1. Gap assessment

Un gap assessment è una fotografia dello stato attuale dell’azienda. Può essere più o meno approfondito, a seconda delle necessità. Ciò che conta è che grazie al gap assessment è possibile acquisire informazioni e indicatori utili a definire il livello di compliance aziendale. Non è mai troppo tardi per fare un gap assessment, ed anzi è utile ripeterlo periodicamente, soprattutto a seguito di modifiche nell’organizzazione aziendale o modifiche legislative (come ad esempio la recente invalidazione del Privacy Shield).

2. Sistema di gestione

Essere conformi al GDPR è complesso. L’approccio a cui eravamo abituati con la precedente normativa non funziona più. Ciò che chiede il GDPR è un monitoraggio e miglioramento continuativi dei processi interni, al fine di assicurare in ogni momento un livello adeguato di tutela dei diritti delle persone e sicurezza dei dati. In pratica, è necessario un sistema di gestione.

I sistemi di gestione non sono certo una novità. Il più famoso in Italia è probabilmente quello definito dallo schema di certificazione ISO 9001. Questi schemi esistono anche per privacy e sicurezza, e sono rispettivamente l’ISO 27701 e ISO 27001. Non è obbligatorio certificarsi, ma certamente seguire uno schema del genere fornisce una buona metodologia per affrontare le sfide del GDPR.

3. Acquisisci competenze specializzate

La privacy è una materia complessa, che richiede competenze trasversali (legal, cybersecurity, governance, risk management…) che difficilmente sono già presenti in azienda. Il consiglio è di dotarsi al più presto di persone in grado di supportare lo sforzo aziendale e con la capacità di diventare dei veri e propri business partners nel processo di trasformazione digitale e adeguamento al GDPR. In alcuni casi può essere utile incaricare un Data Protection Officer (DPO).

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